Paste polimeriche: cosa sono

1/9 – Introduzione

Le paste polimeriche sono materiali plastici sintetici, spesso ricavati dal petrolio, con caratteristiche peculiari che le rendono molto adatte ad impieghi artistici. A differenze dell’argilla e del das, che si seccano e diventano duri a contatto con l’aria, le paste polimeriche rimangono duttili e malleabili fino a che non sono cotte nel forno, seguendo delle regole ben precise. In questa guida analizziamo le varie paste polimeriche esistenti in commercio.

2/9 Occorrente

  • Fimo
  • Sculpey
  • Kato
  • Cernit
  • Strumenti per la creta
  • Pentola per cuocere i lavori
  • Piano di lavoro

3/9 – Conoscere il fimo

La più antica pasta polimerica è senz’altro il fimo, ideata da Kaethe Kruse, nel lontano 1939. La Kruse provò nuovi materiali per plasmare la testa delle bambole, ed arrivò ad inventare il fimo, una sostanza molto duttile e malleabile ma poco utilizzabile a fini industriali. Per questa ragione fu scartato immediatamente. Nel frattempo, la figlia di Kaethe (Sophie, soprannominata Fifi) si divertì a lavorare con i resti delle scorte del fimo, colorandoli, plasmandoli e creando molti oggetti decorativi. Nel 1954, la creatrice delle bambole Kaethe Kruse decise di immetterlo in commercio con la denominazione di “fimoik”. Il nome fimo deriva dal soprannome della figlia e dalla parola “mosaik”. Lavorando già nel settore dei giocattoli, la Kruse riscosse subito un grande successo, tanto che dieci anni dopo vendette i diritti d’autore ad un colosso del settore, Faber.

4/9 – Usare il fimo

Il fimo è disponibile sia monocromatico che con simpatici temi prestampati per estrusione che consentono al creazione di temi particolarmente interessanti. Il fimo deve essere cotto a 110 gradi per un tempo che varia in base alle dimensioni dell’oggetto da realizzare. Se viene cotto troppo poco o troppo a lungo diventa friabile e poco resistente, mentre se cuoce a temperature troppo elevate, libera delle sostanze tossiche e potenzialmente pericolose per la salute. Per questa serie di motivi è opportuno che chi vuol provare a plasmare con il fimo abbia un proprio forno e degli accessori che saranno usati solo per questo materiale come una pentola oppure una ciotola e naturalmente un coperchio. Esistono 72 tipi di fimo, con colori ed effetti diversi l’uno dall’altro, e sono disponibili accessori, colle, vernici, finiture realizzate appositamente per non interagire con il fimo. Ricorrendo a prodotti non adatti, si rischierebbe di rovinare la pasta, facendola sciogliere, diventare collosa, non cuocere abbastanza e dando luogo a prodotti tossici. Oltre a tutti gli accessori e alle varietà, su internet si trovano anche innumerevoli guide, tutorial, istruzioni ed idee, oltre a video che spiegano passo passo come lavorare con questo simpatico materiale.

5/9 – Usare il cernit

Il cernit è un prodotto molto simile al fimo, ma meno malleabile, quindi adatto a persone un po’ più esperte, e preparate nell’impiego di strumenti un po’ più specifici per la modellazione. È disponibile in colori più naturali, e presenta un miglior “effetto porcellana”. Le modalità di cottura sono simili al fimo, ma la temperatura richiesta è un po’ più alta e deve essere compresa tra 110 e 130 gradi. Tuttavia, è possibile bollirlo in acqua per 20-25 minuti per ottenere oggetti abbastanza duri. Il cervit, come il fimo, richiede l’uso di un proprio forno e attrezzature dedicate. Con questo materiale si possono realizzare anche oggetti molto dettagliati, ma si deve comunque prestare attenzione a non lasciare parti troppo sottili perché inevitabilmente si rompono. Le misure purtroppo per noi si imparano solo con l’esperienza.

6/9 – Usare il kato

Il kato è un altro materiale abbastanza noto, definito “l’argilla polimerica fatta da un artista per un artista”. Il suo nome deriva da Donna Kato, che partecipò alla sua realizzazione. È un prodotto molto malleabile e stabile, sia dal punto di vista strutturale che dal punto di vista del colore. I tempi di cottura sono molto ridotti e corrispondono a circa 10 minuti. Quindi, una volta che viene scolpito non si deforma tanto facilmente. La sua consistenza è sostanzialmente quella dell’argilla, e si lavora con un po’ di forza usando gli stessi principi e strumenti che si impiegano per la comune argilla naturale.

7/9 – Usare lo sculpey

La pasta sculpey è quella con la texture più soffice, adatta anche per gli scultori senza grande esperienza. Questo è un prodotto che deve essere cotto a 130 gradi per un tempo di 15 minuti circa. I lavori che si possono realizzare si riconoscono per linee smussate ed i profili arrotondati perché purtroppo questo materiale non regge bene se ridotto a lamine o cilindretti troppo sottili. Con un po’ di esperienza però si riescono ad aggirare molte delle problematiche relative alla plasticità di questo materiale e a scendere in dettagli davvero notevoli. Per molti non si tratta comunque di un buon materiale per iniziare a fare esperienza con i polimerici.

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9/9 Consigli

  • Iniziate sempre con forme semplici e arrotondate, assottigliando progressivamente le linee
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